Petrolio di Stato, L’Eni ora spera

Mahya-L'espresso

Teheran  Il ministro iraniano del petrolio, Bijan Zanganeh, ha cambiato nei giorni scorsi l’amministratore delegato e l’intero consiglio d’amministrazione della National Oil Company. Il nuovo numero uno, Ali Kardor, in precedenza direttore commerciale della compagnia statale, è un nome noto tra gli operatori, visto il suo impegno nel facilitare il rientro delle aziende straniere nel Paese, dopo l’eliminazione delle sanzioni. «La priorità per la National Oil Company è concludere due enormi progetti: il South Pars Gas Project, nel Golfo Persico, e quello di West Karun, al confine con l’Iraq», ha annunciato Kardor.
In entrambi i siti la presenza dell’Eni è forte. Il gigante italiano si è fatto un nome di partner affidabile, avendo già partecipato in passato ai due progetti, e pochi mesi fa ha proposto di investire 4 miliardi di dollari nella fase 11 del South Pars e di concluderla in soli 36 mesi. Le riserve di gas dell’area, suddivisa tra Iran e Qatar, sono considerate tra le maggiori del mondo. Negli anni passati, tuttavia, ci sono stati vari intoppi. Nel 2009 la francese Total e nel 2012 la China National Petroleum avevano dovuto interrompere le attività. Ora l’Eni, che a South Pars ha portato a buon fine due fasi, avrà un’occasione per riallacciare i contatti. Anche West Karun può rappresentare un’occasione per la compagnia italiana, che ci ha già lavorato in passato. Il giacimento petrolifero ha bisogno di 20 miliardi di dollari d’investimenti per arrivare a produrre un milione di barili al giorno entro il 2020.

 

L’Espresso, 24 Giugno 2016